Il racconto del Cervino X-Trail
Domenica 7 luglio, sono le 7.30 del mattino. Ad Antey-St-Andrè, piccolo paese lungo la statale che porta a Cervinia, ci ritroviamo pronti ad affrontare i 55 chilometri della settima edizione di Cervinoxtrail, il cui spettatore principale, dall’alto dei suoi quasi 4500 metri, è il Cervino.
L’aria è frizzantina, non sembra minacciare pioggia, la temperatura è ideale, il risveglio della sottoscritta è ancora lento, ma ben presto la mente sarà pronta a stimolare i nervi necessari per far girare i muscoli delle gambe.
Il percorso del Cervinoxtrail promette quasi 4000 metri di dislivello positivo. Soprattutto l’inizio sarà duro, quando in meno di 10 chilometri saremo in cima al Monte Zerbion, con i suoi oltre 2700 metri è la cima più alta raggiunta in gara.
Con questa settima edizione, gli amici organizzatori del Trail cercheranno di confermare definitivamente questo percorso, sino a farlo diventare permanente, ed essere inserito anche con il logo CXT sulle carte dei sentieri della zona.
Le prime intense due ore sono intervallate da tratti di facile corsa ad altri di ripida salita, quando dalla località di Promiod, inizia la prima vera ascesa: quella dello Zerbion. In Valle D’Aosta è una cima molto conosciuta, raggiungibile da diversi versanti e, cosa molto gradita agli occhi degli amanti della montagna, la statua, posta in cima, è visibile persino dalla strada di fondovalle mentre si transita dalle parti di St Vincent. La statua della Madonna è stata eretta nel 1932 e sistemata definitivamente nel 1968. Presenta un’altezza di diversi metri ed è collocata su un alto basimento in muratura, che funge da ricovero e da cappella. Ricordo la prima volta che sono salita quassù, durante il cammino ho incontrato un escursionista locale, il quale tra le tante cose dette su questa montagna, mi ha ricordato che Bruno Brunod l’avrebbe percorsa un centinaio di volte per preparare il record del Cervino, quasi venti anni fa.
Dallo Zerbion si procede in cresta sino a raggiungere il Col Portola (2413 metri), il sentiero è molto bello e ricco di spiritualità per le numerose effigi religiose.
La seconda salita della gara è quasi tutta nel bosco, si va verso la cima del Monte Tantanè. In gara non si raggiunge la vetta, ma si svolta per il Colle Pillonet. La salita al Tantanè è una vera delizia per gli occhi, cespugli di fitti rododendri quasi non lasciano vedere neanche il sentiero. Non è ripido, ma è lungo, poi un tratto a mezza costa ci porta verso la terza impegnativa salita verso il Colle di Nana. Lunghi tratti su prati intervallati da brevi e intense salite, in questo punto si è oltre la metà gara, le salite sono quasi terminate ma le discese sono lunghe e tecniche. La prima quella che dal Santuario della Clavalitè, sopra Chamois scende a Cheneil. Questa discesa la ricordo molto bene, si percorre durante l’Alta via 1. Ripida e piena di pietre. Non si arriva proprio nell’abitato di Cheneil, poiché si ritorna a Chamois su sentiero in mezzo al bosco. Il lago di Lod sopra Chamois dopo sette ore di gara mi annuncia che la gara è quasi al termine, ma proprio sotto la funivia, che congiunge la Magdeleine a Chamois, inizia il ripidissimo sentiero in discesa scavato nella montagna. Quasi tre chilometri interminabili e verticali. Le ginocchia sono messe a dura prova. Gli ultimi tre chilometri che mi separano dal traguardo, sono percorsi su una poderale, alternando prato e bosco. Dopo 8 ore e 36 minuti finalmente l’arrivo.
Mi complimento con gli organizzatori per la scelta del percorso, vario, panoramico, impegnativo il giusto. Intanto mi raggiungono Elisa e papà Alessandro, che come sempre mi hanno atteso pazientemente; anzi Elisa, per ingannare l’attesa, si è impegnata sui percorsi del vicino parco avventura.
Di Carmela Vergura.